Fra le numerose discipline scientifiche che si sono occupate del gioco d’azzardo e della dipendenza che può portare negli individui, in particolar modo la psicologia ha contribuito allo sviluppo di teorie sul tema universalmente riconosciute e largamente condivise.
Fra le varie ipotesi volte a spiegare il perché l’uomo risulti attratto dal gioco d’azzardo e sia spinto a scommettere su di esso, emerge fortemente la teoria della “sensation seeking” elaborata da Marvin Zuckerman. Egli definì il concetto di sensation seeking come il bisogno e la ricerca di varie, complesse e sempre nuove sensazioni. Tale bisogno perciò rende l’individuo propenso ad assumere rischi fisici e sociali al solo fine di mettere in atto tali esperienze, le quali vengono vissute come di per sé gratificanti. (Zuckerman 1979). A tale proposito fu creata la Sensation Seeking Scale (SSS), strumento finalizzato a rilevare l’attrazione per il comportamento ad alto rischio.
La sensation seeking può essere suddivisa in 4 tratti distintivi:
- La ricerca del brivido e dell’avventura (thrill and adventure seeking), che si concretizza nella tendenza a praticare attività rischiose nell’ambito dello sport o del tempo libero, queste azioni hanno come obiettivo quello di portare l’individuo a sperimentare sensazioni forti per lui inedite.
- La ricerca di eventi, ambienti ed esperienze nuove (experience seeking) le quali possono venire provate sia sensorialmente sia cognitivamente
- Il bisogno di disinibizione (disinhibition), ossia la tendenza ad agire in modo libero dalle inibizioni in vari contesti sociali.
- La suscettibilità alla noia (boredom susceptibility), ovvero la tendenza ad evitare gli eventi e le attività vissute come monotone e ripetitive. Forma di irrequietezza dovuta ad una scarsa o assente variazione delle esperienze personali.
La teoria della sensation seeking di Zuckerman può quindi essere applicata con facilità al problema del gioco d’azzardo e della dipendenza che esso crea nei giocatori compulsivi. Infatti per queste persone il gioco si trasforma in un vero e proprio bisogno, poiché esso consiste nella loro pressoché unica fonte di eccitamento. Il giocatore che va alla ricerca del rischio vuole fuggire dalla noia della propria quotidianità e al contempo desidera ardentemente sperimentare emozioni forti. Egli perciò trova la risposta alle sue esigenze nel gioco, il quale è in grado di soddisfare tali suoi bisogni. Il giocatore d’azzardo, secondo la teoria di Zuckerman, può perciò essere definito un sensation seeker, in quanto ricerca continuamente novità, stimoli eccitanti ed inusuali e, per raggiungere il suo scopo, è disposto a correre forti rischi. Inoltre secondo Zuckerman quando un individuo si trova in una situazione che soddisfa i criteri della Sensation Seeking Scale tende a rispondere al rischio con minore ansietà e a percepirlo come di per sé piacevole. Questo connubio tra bassa ansietà ed esaltazione spinge l’individuo a farsi coinvolgere in modo sempre maggiore nella situazione altamente rischiosa (Zuckerman e Eysenck 1979). Non a caso il giocatore, così come qualsiasi altro sensation seeker, immergendosi nella sua attività principale, si estrania completamente dal mondo circostante e non sente su di sé lo scorrere del tempo, a causa del piacere percepito e della sua totale disinibizione.
Oltre che attraverso la Sensation Seeking, si è tentato di dare una spiegazione alla dipendenza da gioco anche attraverso un’altra teoria molto diffusa in psicologia: quella del locus of control.
Con locus of control si intende la convinzione che le conseguenze delle azioni degli individui siano influenzate da variabili personali interne oppure da variabili ambientali esterne (Rotter 1966). Secondo tale teoria perciò individui con un alto locus of control interno ritengono di poter esercitare un forte controllo sul proprio destino, sugli effetti dei propri comportamenti e sull’ambiente circostante. Al contrario chi possiede un locus of control esterno ritiene che la sua vita e le conseguenze delle proprie azioni siano controllate da potenti e immodificabili forze totalmente esterne a lui (Rotter 1990). Quindi individui “interni”, rispetto a persone con un locus of control esterno, si impegnano di più nelle attività che compiono, pongono in esse maggiori sforzi ed energie, ricercano obiettivi ambiziosi, tendono a raggiungere i propri scopi e tendenzialmente hanno alti rendimenti scolastici e lavorativi.
Per quanto riguarda il gioco d’azzardo invece, si ritiene che siano proprio soggetti con un locus of control interno a scommettere in quantità maggiore rispetto a giocatori “esterni”. Infatti i soggetti “interni” ritengono di avere, oltre a personali abilità individuali, anche uno stretto controllo sull’ambiente circostante e sulle conseguenze del proprio comportamento. Inoltre è più probabile che siano gli individui “interni”, piuttosto che quelli “esterni”, a scommettere in modo più insistente in seguito a ripetute sconfitte, in quanto hanno maggior fiducia nelle proprie inesistenti abilità nel gioco d’azzardo.
Altra teoria in ambito psicologico applicata per spiegare la dipendenza da gioco d’azzardo è quella descritta da Skinner. Secondo la teoria del condizionamento operante determinate risposte, emesse casualmente, possono essere condizionate dall’ambiente mediante una associazione tra risposta e rinforzo (Skinner 1937). Con rinforzi si intendono tutti quegli eventi che seguono immediatamente una risposta e che aumentano la probabilità che la risposta si ripeta (rinforzo positivo) o scompaia (rinforzo negativo) (Skinner 1953).
Secondo i teorici del comportamentismo una delle cause principali della dipendenza da gioco d’azzardo è proprio l’imprevedibilità del rinforzo. Ad esempio nelle slot-machines il rinforzo è innegabilmente presente, ma la sua frequenza è quantitativamente sempre diversa, ma soprattutto imprevedibile. Tutto ciò stimola il giocatore a reiterare le proprie azioni per raggiungere la vincita. Secondo tale approccio quindi la nascita della dipendenza è correlata alla manifestazione del rinforzo. Infatti risultano fonte maggiore di dipendenza tutti quei giochi dove il rinforzo è presente ma imponderabile, mentre di fatto è statisticamente più raro lo sviluppo di dipendenza abbinata a giochi con una probabilità di successo pressoché nulla, come ad esempio lotterie o superenalotto.
La neuropsicologia ha apportato un contributo fondamentale per provare a spiegare e comprendere meglio il fenomeno della dipendenza da gioco d’azzardo. È stato infatti dimostrato che il gioco d’azzardo compulsivo altera il naturale equilibrio di vari tipi di neurotrasmettitori, tra cui la dopamina, la serotonina e la noradrenalina (Pallanti, Bernardi & Hollander 2006).
Infatti da recenti studi è emerso che le funzioni del sistema dopaminergico, le quali consistono in stimoli volti a produrre premi positivi o negativi, e quelle del tipo noradrenergico, che hanno il compito di mediare l’attenzione selettiva, subiscono notevoli modifiche nei compulsive gamblers (Bergh et al. 1997).
Come in altri tipi di dipendenze, uno dei neurotrasmettitori maggiormente coinvolto nello sviluppo della dipendenza da gioco è la dopamina. In particolare si ritiene possa svolgere una funzione cruciale il gene recettore D2. Numerosi studi a livello cerebrale e cromosomico paiono confermare il fatto che varianti o modifiche genetiche del recettore D2 della dopamina possano costituire un segnale di rischio per comportamenti impulsivi e coinvolgenti, come ad esempio il gioco d’azzardo (Comings et al. 1996).
FONTI
Bergh C., Eklund T., Södersten P., Nordin C. (1997), Altered dopamine function in pathological gambling, Psychological Medicine, 27, pp. 473-475
Comings D.E., Rosenthal R.J., Lesieur H.R., Rugle L.J., Muhleman D., Chiu C., Dietz G., Gade R. (1996), A study of the dopamine D2 receptor gene in pathological gambling, Pharmacogenetics, 6 (3), pp. 223-234
Masi M. (2012), La dipendenza da gioco patologico, tesi di laurea, Alma Mater Studiorum Università di Bologna, a.a. 2011-2012, sessione I, relatore M.Costa
Pallanti S., Bernardi S., Hollander E. (2006), m-CCP challenge study: serotonergic system in Pathological Gambling, RCOS, Las Vegas.
Rotter J.B. (1966), Generalized expectancies for internal versus external control of reinforcement, Psychological Monographs, 80 (1, Whole No. 609).
Skinner B.F. (1937), Two types of conditioned reflex: A reply to Konorski and Miller, Journal of Personality and Social Psychology, 16, pp. 272-279
Skinner B. F. (1953), Science and human behaviour, Macmillan, New York.
Zuckerman M. (1979), Sensation seeking and risk-taking, in Izard C.E. (a cura di), Emotions in Personality and Psychopathology, Plenum, New York.
Zuckerman M., Eysenck S.B.G., Eysenck H.J. (1979), Sensation seeking in England and America: cross-cultural, age and sex comparison, Journal of Consulting and Clinical Psychology, 46, pp 139-14