L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce l’alcolismo una forma di dipendenza patologica e come tutte le forme di dipendenza si tratta di una malattia cronica e recidivante, ossia che tende ciclicamente a ripresentarsi, anche a distanza di anni, nel soggetto che ne è affetto. Si può definire quindi alcolista quella persona che, a causa di un consumo eccessivo ed incontrollato di alcolici, sviluppa una o più delle seguenti condizioni:
- Dipendenza fisica e psicologica
- Astinenza
- Tolleranza
Tuttavia definire l’alcolismo solamente in termini diagnostici risulta riduttivo nel descrivere un fenomeno così fortemente complesso. Infatti l’alcolismo porta, nel medio-lungo termine, alterazioni non solo per quanto riguarda la sfera della salute fisica, ma anche quella sociale, relazionale e familiare. Che cosa significa tutto ciò per la vita della persona affetta da alcolismo? Le conseguenze sono purtroppo molteplici e catastrofiche come, ad esempio, il deterioramento delle capacità cognitive e mnestiche, demenza, complicazioni epatiche, ma anche licenziamenti, perdita di amicizie, divorzi o separazioni.
Nonostante tali complicazioni l’alcolismo continua ad essere una piaga a livello globale, infatti al mondo ogni 100 persone più di 4 sono affetti da tale forma di dipendenza o hanno sviluppato problemi alcool-correlati.
Quali sono le cause dell’alcolismo? Come nasce e si sviluppa in una persona? La risposta a queste domande è che non è possibile ricercare un’unica causa nello sviluppo di tale problema, ma che la sua diffusione è legata ad un insieme di più fattori di tipo psicologico, ambientale e genetici, i quali si possono presentare congiuntamente. In altre parole la causa dell’alcolismo va ricercata prima di tutto nell’individuo e poi nel suo ambiente sociale e familiare.
A ciò bisogna poi aggiungere come fattore di rischio anche la facilità con cui è possibile accedere alle sostanze alcoliche e alla forte componente rituale che l’alcool ricopre nella società in cui viviamo. Ormai è definitivamente tramontata l’idea secondo la quale l’alcolismo colpisse soprattutto i soggetti indigenti o emarginati, infatti dati alla mano è un fenomeno diffuso trasversalmente in tutti i gruppi sociali. Ciò che porta un soggetto a cadere nell’alcool non è la sua condizione sociale o culturale, bensì la sua incapacità di risolvere ed affrontare le difficoltà che la vita porta senza un aiuto esterno ed anestetizzante (in questo caso l’alcool).
Attualmente grazie agli standard di vita della nostra società, chi soffre di alcolismo è in grado di mascherare meglio e più a lungo rispetto al passato i sintomi e i disturbi fisici dovuti all’alcool. Ma oggi come un tempo l’alcool spinge a fuggire dalla realtà, dai problemi e dalle difficoltà quotidiane. I pensieri svaniscono, le preoccupazioni si dissolvono e tutta la vita appare più sopportabile ed accettabile. Ed è per questo motivo che il trattamento degli alcolisti è particolarmente difficoltoso, perché chi è assuefatto dall’ottenere piacere e annebbiamento da questa sostanza difficilmente è disposto a rinunciare alla sua piacevolezza tanto fintamente dolce quanto effimera.
FONTI
V. Hudolin (1991), Manuale di Alcologia, Edizioni Erikson, Trento
https://www.who.int/