Il Training Autogeno è una tecnica psicoterapica elaborata dal medico svizzero Iohannes Heinrich Schultz ad inizio novecento, e ancora oggi è considerata, nel mondo clinico, come una delle tecniche di rilassamento più efficaci nella gestione dello stress, nei disturbi del sonno e nel trattamento degli stati d’ansia.
Che cosa significa Training Autogeno?
Già dall’analisi etimologica del termine Training Autogeno possiamo intendere ciò che sta alla base di questa tecnica. Esso è composto da due parole, con training in inglese si intende allenamento, mentre autogeno deriva dal greco γένης (nascere, generare) e αὐτός (stesso) ed è traducibile con l’espressione “che si genera da se stesso” (Peresson, 1979). Si definisce quindi il Training Autogeno come un metodo di auto-distensione da concentrazione psichica passiva che consente di modificare situazioni psichiche e somatiche. In altre parole, il Training Autogeno è prima di tutto un allenamento, e come ogni allenamento i risultati maggiori si ottengono con la dedizione, la costanza e l’impegno. A che cosa ci alleniamo con il Training Autogeno? Al raggiungimento di uno stato di benessere psicofisico (ossia mente e corpo) che sia non solo duraturo nel tempo, ma che si genereri anche spontaneamente, grazie alla modulazione delle proprie abilità di entrare in stati ipnotici di rilassamento profondo. Il terapeuta, con il Training Autogeno, fornisce al suo paziente uno strumento che che potrà utilizzare da solo dove e quanto vuole. Come il Personal Trainer insegna e fa entrare in confindenza la persona con l’attrezzo ginnico, per poi farglielo utilizzare senza più bisogno di istruzioni e consigli, così il terapeuta mette a disposizione una tecnica che potrà poi essere usata dal paziente senza più bisogno del suo aiuto e della sua presenza in studio.
Come si svolge il Training Autogeno?
Il Training Autogeno consiste in una serie di sei esercizi somatici da svolgere in sequenza.
Il primo esercizio fondamentale è quello della pesantezza, la quale viene percepita a livello somatico a seguito della distensione dei muscoli scheletrici. È a sua volta divisibile in due sotto fasi a cominciare dalla pesantezza relativa al braccio destro (per i destrimani) oppure sinistro (per i mancini), per poi passare ad una sensazione generalizzata a tutto il corpo.
Il secondo esercizio fondamentale è quello del calore, tale sensazione somatica è indice di un rilassamento della muscolatura liscia ed un aumento della vasodilatazione ed una conseguente diminuzione della pressione arteriosa. Anche in questo frangente è possibile suddividere l’esercizio del calore come soprariportato.
Il terzo esercizio è quello della autoregolazione del cuore va a costituire il primo dei cosiddetti “esercizi complementari”. Questo esercizio permette non solo di migliorare la funzione cardiocircolatoria entrando in ascolto e in sintonia col proprio ritmo cardiaco, ma anche di implementare le sensazioni piacevoli esperite nei due esercizi fondamentali.
Il quarto esercizio è quello del respiro che, analogamente a quanto avviene con l’esercizio precedente, permette di assumere un ritmo e una frequenza respiratoria che richiama quella che si verifica negli stati di riposo.
Il quinto esercizio complementare è quello del plesso solare. Focalizzando la concentrazione psichica passiva ai propri organi interni (con particolare riferimento all’apparato gastrointestinale), è possibile produrre all’interno di essi un maggior afflusso sanguigno producendo così una piacevole sensazione di calore interno con conseguente rilassamento della muscolatura liscia, la cui contrazione si associa generalmente a stati di tensione o ansia.
L’ultimo esercizio del Training Autogeno è quello della fronte fresca, in cui si produce una leggera vasocostrizione dei vasi sanguigni del cranio ed una sensazione di freschezza che si espande per tutta la fronte.
L’ordine nella sequenza degli esercizi, secondo Schultz, non è casuale e deve essere rispettato scrupolosamente, in quanto si struttura su uno schema gerarchico sulla base del quale l’Io percepisce il corpo. Non a caso le sensazioni di pesantezza e calore sono quelle che mediamente vengono esperite con più facilità da chi si appresta ad apprendere il Training Autogeno, in quanto tali percezioni psichiche riguardano sistemi e apparati che sono a più stretta vicinanza con quello che Schultz chiama “Io corporeo”.
FONTI
Masi M. (2020), Presentazione di due casi trattati con il T. A. (Training Autogeno) di base, tesi di ammissione albo E.C.A.A.T., European Committee For The Analytically Oriented Advanced Autogenic Training, sessione straordinaria, relatore M. Malugani
Peresson L. (1979), Studi sul training autogeno e altri saggi, Piovan, Abano Terme
Peresson L. (1985), La psicoterapia autogena, Faenza Editrice
Schultz I. H. (1968), Il training autogeno (vol. 1), Feltrinelli Editore, Milano