Con il termine ‘cambiamento‘ in psicoterapia si intende l’intero processo terapeutico distinto da quelli che possono essere considerati gli obiettivi generici (differenti da individuo ad individuo) di un percorso psicoterapeutico come riequilibrare se stessi, rafforzare l’apprendimento, curare i sintomi, e differente anche dalle tecniche specifiche o dal modello teorico di riferimento del terapeuta.
Il processo trasformativo proprio della psicoterapia avviene attraverso la creazione di nuovi modi di pensare, sentire e vivere il proprio mondo interno ed esterno e questo processo è possibile solo quando si verifica un incontro fiduciario tra due menti, tra due persone che si uniscono nella stessa stanza a mentalizzare e stare in contatto con una stessa realtà psichica.
Molto spesso l’inizio di una psicoterapia è caratterizzata dalla presenza di scetticismo (“venire a parlare qua mi farà stare meglio?) o aspettative magiche (“dottore mi deve guarire”) e per questo motivo uno dei mantra che amo ripetere di più a chi si appresta ad intraprendere un percorso di psicoterapia è che esso non può che essere un viaggio doloroso da fare insieme. Doloroso perché qualsiasi tipo di ferita prima di poter guarire deve essere disinfettata e il processo di disinfettazione brucia terribilmente infuoca la carne e fa gonfiare gli occhi.
In psicoterapia il primo passo per compiere questo processo cicatrizzante consiste già nell’incontro e nel contatto con le proprie parti ferite. Per rendere più chiara questa dinamica prenderò in prestito le vicende narrate nella favola de “La Bella e la Bestia”.
La Bella (che metaforicamente rappresenta la parte sana di ciascuno di noi) in seguito ad un evento scatenante (il padre disperso) intraprende un cammino che la porterà a incontrare la Bestia (che simboleggia le nostre parti ferite o le sofferenze antiche e recenti). Questo incontro è terrorizzante tanto che come prima reazione la Bella vorrebbe scappare, fuggire, lasciarsi alle spalle o ignorare le mostruosità (ma meglio sarebbe dire il mostruoso dolore) della Bestia. La fiaba ci insegna che dopo questa prima tentazione la Bella decide di rimanere a vivere con la Bestia, di restare quindi simbolicamente in contatto con la parte sofferente, di prendersene cura, di disinfettare la ferita. Allontanarsi o peggio ancora uccidere la Bestia non può portare alcun beneficio alla Bella, la sua vita sarebbe al contrario condannata all’immutabilità, a dover convivere quindi con una lesione non rimarginabile. Nella favola il cambiamento magico, la trasformazione della Bestia in principe e la Bella che può permettersi di vivere felice e contenta, avviene nel momento in cui la giovane donna dichiara il suo amore per la Bestia.
Seppur non in maniera altrettanto incantata il principio che guida il cambiamento nel mondo interno di ciascuno di noi è simile, ossia una graduale modifica psichica è realizzabile solo nel momento in cui è possibile avvicinarsi alle proprie aree oscure e sofferenti. Seppur terribili, dolorose, queste hanno bisogno di essere esperite, va data loro la possibilità di poter parlare, di essere espresse magari in una modalità del tutto nuova rispetto a quella con cui nel nostro passato, recente o remoto, hanno avuto o meno l’occasione di essere vissute. Così come ha fatto la Bella con la sua Bestia, non limitandosi a viverci con diffidenza accanto, ma dando la possibilità a quest’ultima di entrare a pieno titolo a far parte di sé. Grazie all’amorevole intervento della Bella la Bestia per la prima volta ha smesso di comportarsi come tale acquisendo comportamenti più umani, educati, civili e meno spaventosi, in altre parole è stato dato modo alla Bestia di esprimersi in modo diverso da come aveva sempre fatto.
Tale è anche il compito della psicoterapia solo imparando ad avere uno sguardo benevolo nei confronti di tutte le contrastanti parti di sé, sarà possibile innescare la scintilla del cambiamento. Questo incontro amorevole con le parti interne del nostro mondo psichico è possibile solo attraverso un altro tipo di incontro, altrettanto amorevole e curativo, ossia quello tra i pensieri, le sensazioni, le emozioni del paziente e quelle del terapeuta.