Il termine doppia diagnosi (in inglese: dual diagnosis, abbreviato: DD) nella pratica clinica è indicato per descrivere la concomitanza in un singolo individuo di due o più disturbi mentali, dei quali almeno uno consiste in un conclamato Disturbo da Uso di Sostanze (DUS) o Disturbo da Addiction, nei quali rientra a pieno titolo anche il gioco d’azzardo patologico.
Disturbi Depressivi, il Disturbi d’Ansia, ma anche gravi Disturbi di Personalità sono statisticamente associati ad un utilizzo di sostanze stupefacenti, alcool o gambling.
Si potrebbe pensare che il fenomeno della DD interessi esclusivamente una piccola fetta dell’intera popolazione, tuttavia i dati in possesso della comunità scientifica dipingono una realtà completamente differente. Ad oggi sappiamo che la DD è un fenomeno tutt’altro che inusuale, infatti circa il 50% dei soggetti con una conclamata diagnosi psichiatrica presenta nel corso della propria vita almeno un episodio di Disturbo da Uso di Sostanze clinicamente significativo.
Non bisogna tuttavia farsi forviare dal termine dual, tradotto in italiano con l’aggettivo doppio, il quale potrebbe illusoriamente far ritenere la compromissione nel paziente circoscritta a due aspetti. Al contrario, le evidenze cliniche mettono in luce come il mancato funzionamento nei pazienti con DD riguardi una molteplicità di sfere della vita quotidiana. Un concomitante abuso di sostanze nella popolazione psichiatrica è correlato ad un incremento delle ricadute della malattia ed un conseguente aumento dei processi di ospedalizzazione. Accanto a ciò si possono poi affiancare comportamenti distruttivi o violenti, problemi socio-familiari, isolamento sociale ed un generalizzato decadimento dello stato di salute, come ad esempio complicanze infettivologiche come l’HIV e le epatiti.
Tra la patologia mentale e i comportamenti di addiction esista una complessa correlazione, la quale non si esaurisce esclusivamente in termini di causa-effetto o consequenzialità. Tale relazione si basa sulla seguente articolazione:
- la psicopatologia può rappresentare un fattore di rischio per l’instaurarsi del disturbo da uso di sostanze
- la psicopatologia può insorgere in modo indipendente dal disturbo da uso di sostanze e modificarne il decorso
- la psicopatologia può essere espressione della azione neurobiologica della sostanza, ovvero dell’intossicazione acuta o cronica e dell’astinenza, rappresentando pertanto la diretta espressione del disturbo da uso di sostanze
- disturbi psichiatrici possono essere slatentizzati dall’uso della sostanza e persistere a lungo dopo la cessazione dell’abuso
- psicopatologia e uso di sostanze possono non essere correlate tra loro.
Il trattamento per la DD deve prendere in esame la patologia nel suo insieme, infatti è possibile prendersi cura del gruppo di pazienti in oggetto esclusivamente per mezzo di un trattamento di tipo integrato. Questo, per potersi dire effettivamente tale, deve vedere combinati interventi farmacologici e psicoterapeutici sia per il disturbo psichiatrico sia per l’abuso di sostanze. Considerata la complessità della malattia, la modalità più raccomandata di intervento è quella mediante un’equipe multidisciplinare che possa prendersi cura del paziente a trecentosessanta gradi in modo coerente, sinergico, ma soprattutto non contradditorio. In altre parole, seppur supportato da più figure professionali, il paziente dovrebbe percepire l’intervento come unitario, legato da un invisibile filo rosso che dona coerenza e coesione al lavoro dei vari professionisti. Tuttavia soprattutto durante la fase acuta o subacuta della patologia può risultare indispensabile nel trattamento della DD un ricovero di tipo ospedaliero. Si tratta generalmente di ricoveri brevi in regime di trattamento intensivo mirato per entrambe le patologie. In particolare per i pazienti in grave stato di intossicazione da sostanze o alcool, il ricovero diventa per loro l’unico strumento efficace di cura, in quanto offre la possibilità di un programma ad hoc di disintossicazione controllata e gestione del craving in un luogo protetto, a cui si deve affiancare una presa in carico completa del quadro clinico volto alla stabilizzazione del paziente e alla remissione della patologia.
FONTI
Drake R. E., (a cura di) Fioritti A. (2013), Il trattamento integrato dei pazienti con doppia diagnosi, The italian on line Psychiatric Magazine
Masi M. (2021), Il test dei colori di Luscher in pazienti con doppia diagnosi, tesi di specializzazione in psicoterapia, CISSPAT, Padova
Meyer R.E. (1986), Psychopathology and addictive disorders, The Guilford Press, New York
Solomon J., Fioritti A. (2002), Motivational intervention as applied to systems change: the case of dual diagnosis, Substance Use and Misuse, 37, 1833-1851